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Pensioni di reversibilità: si discute sulla la possibile riforma

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Allarmi, denunce, sindacati in rivolta e smentite del governo: oggi più che mai si legge e si dibatte sulle pensioni di reversibilità.

La questione riguarda la possibilità, più o meno realistica, che cambino le modalità di accesso agli assegni destinati ai coniugi e agli eredi in vita, trasformando quella che attualmente è una misura previdenziale, in una prestazione assistenziale.  Oggi la pensione di reversibilità è erogata in base al reddito Irpef (contributi versati). In futuro potrebbe invece, essere condizionata dall’Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), che indica la situazione economica complessiva. Il timore è che con l’indicatore Isee si possa restringere il numero degli aventi diritto.

Vediamo brevemente cos’è la pensione di reversibilità, come funziona e cosa cambierebbe.

Cos’è

La pensione di reversibilità è il trattamento riservato ai superstiti del pensionato o del lavoratore deceduto (in questo caso si chiama pensione indiretta). La prestazione viene erogata dall’Inps e oggi spetta:

  • al coniuge anche se separato o divorziato, se titolare di un assegno di mantenimento;
  • ai figli se alla data del decesso del genitore non hanno ancora raggiunto la maggiore età; se sono studenti o universitari tra i 18 e i 26 anni, e ancora a carico alla data della morte del parente; infine se sono inabili, cioè con problemi fisici o mentali;
  • ai nipoti minori se a carico degli ascendenti (nonno o nonna) al momento della loro morte;
  • in assenza di altre figure, a fratelli celibi e inabili e a sorelle nubili e inabili, a carico della persona defunta, se non sono già titolari di una pensione.

Come si calcola

Sulla base dell’assegno percepito dalla persona scomparsa, oppure in base alla pensione che il defunto già percepiva. La legge prevede importi variabili che si calcolano in base alla situazione familiare:

  • 60% della pensione solo se c’è il coniuge;
  • 70% per un figlio;
  • 80% per il coniuge e un figlio o due figli senza coniuge;
  • 100% per il coniuge e i figli sono più di tre;
  • 15% per ogni altro familiare, diverso dal coniuge, figli e nipoti.

Il diritto alla pensione di reversibilità viene meno se il coniuge si risposa, se cessa lo stato di inabilità di chi la percepisce, se i figli universitari terminano o interrompono gli studi e comunque al compimento dei 26 anni, se i fratelli celibi e le sorelle nubili si sposano o percepiscono un’altra pensione.

Cosa cambierebbe con l’Isee

L’Isee valuta la posizione economica di chi percepisce le pensioni di reversibilità, richiede agevolazioni e prestazioni sociali. Legando le pensioni di reversibilità a questo indicatore, la prestazione non sarebbe più un diritto inalienabile ma dipenderebbe dal reddito del beneficiario. A dire il vero già oggi la pensione di reversibilità può essere tagliata se il beneficiario possiede altri redditi: si parla di una sforbiciata che varia tra il 25 ed il 50% dell’importo iniziale. La norma è stata introdotta dal govero Dini nel 1995.

Oggi, 18 febbraio 2016, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha affermato che il Governo non è intenzionato ad intervenire sulle pensioni di reversibilità. Tutto ciò che si propone è il superamento di sovrapposizioni e posizioni anomale.

Staremo a vedere.


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